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Junya Ishigami

Giappone

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Junya Ishigami è nato a Kanagawa (Giappone) nel 1974 e si è laureato alla Tokyo University of Fine Arts and Music. Dal 2000 ha lavorato per Kazuyo Sejima & Associates, per poi fondare nel 2004, a Tokyo, junya.ishigami+associates, studio di architettura attivo a livello internazionale.

I primi riconoscimenti in quest’ambito sono arrivati in seguito alla realizzazione del Kanagawa Institute of Technology Workshop (2004-2008), per il quale è stato insignito nel 2009 dell’Architectural Institute of Japan Prize. La notorietà di Junya ishigami è ulteriormente cresciuta grazie alla partecipazione alla 11. e 12. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2008 e 2010), dove è stato premiato nel 2010 con il Leone d’oro per il migliore progetto.

L’attenzione suscitata all’estero dall’attività di junya.ishigami+associates è alimentata dall’ampio spettro di soluzioni che lo studio indaga, dalle numerose mostre e installazioni (tra le quali “Balloon” e “Table”) sino ai progetti a larga scala a cui sta lavorando attualmente: la caffetteria del Kanagawa Institute of Technology, l’ampliamento del Museo Politecnico Russo a Mosca, il progetto di sviluppo urbano di Atsugi City (cittadina nella prefettura di Kanagawa, Giappone) e il parco Groot Vijversburg in Olanda. Indipendentemente dalla scala dimensionale, ogni progetto viene affrontato secondo una prospettiva aperta, priva di limiti predefiniti, volta a conseguire un risultato unico e suggestivo.

Junya Ishigami è stato associate professor alla Tohoku University (2010) e visiting professor a Harvard (2014) e Princeton (2015).

Vincitore

Quinta Edizione 2015-2016

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La Giuria ha attribuito all’unanimità il premio BSI Swiss Architectural Award 2016 a Junya Ishigami per il Kanagawa Institute of Technology’s Workshop (Kanagawa, Giappone), per l’intervento nel Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2008) e per la “Casa con piante” costruita nei sobborghi di Tokyo per una coppia di giovani sposi. Secondo le motivazioni della Giuria, “gli edifici di Junya Ishigami creano spazi di grande bellezza e serenità, che s’impongono con una forza iconica inusuale”, offrendo al contempo risposte concrete a precise esigenze funzionali. Le tre opere presentate da Junya Ishigami sono caratterizzate, in particolare, “da una ricerca strutturale innovativa ma senza inutili eroismi, che conduce ad un’architettura di delicata raffinatezza” e da “un rapporto fecondo con l’elemento vegetale, interpretato e declinato in modi sempre diversi”: dall’edificio come metafora di una foresta, nel caso del Kanagawa Institute of Technology’s Workshop, alla completa integrazione della vegetazione nella “Casa con piante”.


Kanagawa Institute of Technology Workshop

Kanagawa (Giappone), 2004-2008

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Concepire un edificio come se si progettasse una foresta.
Si tratta di uno spazio polivalente che gli studenti possono usare liberamente, all’interno del campus universitario. I prospetti sono vetrati e non vi sono pareti. A livello strutturale e progettuale l’edificio è composto soltanto da 305 pilastri, tutti diversi quanto a dimensioni della sezione e orientamento. È un unico ambiente di 2000 mq, ma variando il punto di osservazione percepiamo uno spazio sempre diverso. A ogni passo, la grande stanza si trasforma come un caleidoscopio.
Quando progetto un edificio, non mi limito a disegnarlo aggregando stanze in una composizione spaziale. Mentre provo a rispondere alle richieste del programma, cerco piuttosto di raggiungere quella forma di ambiguità che riconosco in un ambiente naturale, come se mi trovassi a creare un paesaggio o a progettare una foresta. L’incertezza che accompagna l’ambiguità non si oppone all’atto progettuale, ma può diventare un principio generatore dello spazio.
Chi fruisce dell’edificio lo percorre lungo traiettorie piacevolmente diverse, scoprendo spazi d’ogni specie.

Kanagawa Institute of Technology Workshop. © Foto di Enrico Cano

Kanagawa Institute of Technology Workshop. © Foto di Enrico Cano

Kanagawa Institute of Technology Workshop. © Foto di Enrico Cano

Kanagawa Institute of Technology Workshop. © Foto di Enrico Cano

Kanagawa Institute of Technology Workshop. © Foto di Enrico Cano

Kanagawa Institute of Technology Workshop. © Foto di Enrico Cano

Kanagawa Institute of Technology Workshop

Kanagawa Institute of Technology Workshop

© Video di Daniele Marucci

© Video di Daniele Marucci

© Video di Daniele Marucci


Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Venezia (Italia), 2008

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Il progetto si propone di mostrare come l’ambiente naturale e artificiale possano essere considerati alla stessa stregua, e risale alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, nel 2008.
Nel giardino attorno al Padiglione giapponese sono state disposte alcune serre. Ognuna di queste si manifesta come opera di architettura, ma è pure, a sua volta, un nuovo giardino. Le serre sono fatte di pilastri snelli come steli e lastre di vetro sottili come la pellicola di una bolla. Ciascuno di questi giardini ha proporzioni diverse e il numero di pilastri dipende dal contesto.
Essenze sconosciute all’ecosistema veneziano sono state selezionate e disposte come un Ikebana. La fusione di due sistemi diversi, vale a dire le piante che troviamo a Venezia e le nuove essenze ospitate nelle serre, genera un paesaggio inusitato. Stabilendo una relazione ambivalente tra l’ambiente artificiale all’interno e quello naturale all’esterno dell’architettura, abbiamo mirato a creare un ambiente composito del tutto inedito.

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia


Casa con piante

Tokyo (Giappone), 2010-2012

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È una casa per una giovane coppia di sposi alla periferia di Tokyo. Ho pensato di creare una casa che fosse il più possibile semplice e aperta. La pareti esterne sono composte di pannelli non-strutturali di 15 mm fissati a una struttura portante di piattine metalliche di 6 mm. In questo modo gli elementi strutturali sono più sottili degli elementi di tamponamento. Il luogo domestico è circoscritto da questo involucro, su cui viene ad appoggiarsi il tetto, a significare che l’opera è conclusa…
Il suolo naturale penetra all’interno dell’edificio. Il suo aspetto ricorda il pavimento in terra battuta (doma) della casa tradizionale giapponese. Nel terreno sono messe a dimora delle piante così da creare un piccolo giardino. Il “doma”, un tempo, era designato anche come niwa, ma con una sfumatura diversa da quanto oggi intendiamo con questa parola (equivalente a “giardino”). Il giardino di questa casa differisce anche dalla definizione e dalle implicazioni attuali del niwa. È un giardino che si manifesta come un ambiente domestico. Gli arredi sono disposti nel giardino componendo un micropaesaggio che si accorda con le diverse essenze messe a dimora. In questo paesaggio sono ricavate delle terrazze, dove trovano posto il letto e il divano.
Nella casa prende vita un paesaggio in miniatura. All’opposto delle strade asfaltate, il terreno lasciato a vista all’interno della casa determina un’atmosfera più naturale. La coalescenza che si crea tra l’ambiente urbano esterno e l’ambiente naturale interno genera un nuovo ambiente domestico. I fiori seguono il ciclo annuale, sbocciando e appassendo, mentre le loro foglie si accendono di rosso d’autunno e cadono d’inverno. Il micropaesaggio interno è intimamente connesso allo spazio domestico e muta aspetto a ogni istante. In contrasto con l’ambiente esterno, urbano e omogeneo, si viene a creare uno spettro di ambienti interni di grande ricchezza.
Gli abitanti di questa casa trascorrono la maggior parte del loro tempo immersi senza tregua in ambienti urbani quali il loro posto di lavoro. In questo piccolo ambiente, invece, essi non trascorrono che un periodo limitato di tempo, durante il quale le ore fluiscono più lentamente. Ogni mattina ci si sveglia alla luce del sole che filtra attraverso le piante che si trovano all’interno; mentre nei pomeriggi domenicali si può sedere sulla terrazza al piano terreno per godere svagati il passare del tempo e la piacevole brezza che spira tra le fronde. Forse l’housing contemporaneo non dovrebbe essere un mero strumento per risolvere i bisogni abitativi, ma per creare una villa alla portata di tutti, dove ci si possa sentire a proprio agio e trovare rifugio dall’aspro ambiente urbano.
Ciò che ci siamo proposti di creare, non è uno spazio dalla forma eccentrica o dalla composizione complessa, ma un “nuovo ambiente”. Un nuovo ambiente esterno che prende forma all’interno della casa: un ambiente esterno domestico, dove dispiegare un nuovo stile di vita ricco e profondo.

Casa con piante

Casa con piante

Casa con piante

Casa con piante

Casa con piante

Casa con piante

Casa con piante

Casa con piante

Casa con piante


Video Intervista a Junya Ishigami

© Video di Daniele Marucci

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