[Skip to content]

José María Sánchez García

Spagna

Continua a leggere

José María Sánchez García è nato nel 1975 a Don Benito (Badajoz, Spagna) e si è laureato nel 2002 alla Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid (ETSAM), dove è professore associato di progettazione. Nel 2006 ha aperto il proprio studio professionale a Madrid.

Ha vinto l’AR+D Architectural Review Awards for Emerging Architecture (2009), il Design Vanguard 2009 Award, il IX European Prize for Architecture Philippe Rotthier (2011), la distinzione per giovani architetti della XI BEAU – Biennale Spagnola di Architettura e Urbanistica e il premio della VII Biennale Iberoamericana di Architettura e Urbanistica; la sua opera è stata selezionata per il X Contractworld Award 2010, il Zumtobel Group Award 2012 e il Mies van der Rohe Award 2013, ed è stata pubblicata, in Spagna e all’estero, su riviste quali “Arquitectura Viva”, “2G”, “Casabella”, “Abitare”, “The Architectural Review”, “Detail”, “Architektur Aktuell”, “Azure”, “Future”, “A+U”.

È stato invitato alla Cornell University a New York, ha tenuto lezioni e conferenze al RIBA-Royal Institute of British Architects e in numerose università, in Spagna e all’estero; nel 2007-2008 è stato borsista della Reale Accademia di Spagna a Roma.

Tra le sue opere vanno segnalate: la sistemazione dell’area del Tempio di Diana a Merida (Spagna, 2005-2008); il centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”, Guijo de Granadilla, Cáceres (Spagna, 2008-2009); il centro per il canotaggio ad Alange (Spagna, 2008-2010); le strutture per il turismo nel Castillo de la Luna ad Alburquerque, Badajoz e nel Convento de San Juan de Dios a Olivenza, Badajoz (Spagna, in corso di costruzione).

Vincitore

Quarta Edizione 2013-2014

Continua a leggere

La Giuria ha attribuito all’unanimità il premio BSI Swiss Architectural Award 2014 a José Maria Sanchez Garcia, per la sistemazione dell’area del Tempio di Diana a Merida, il centro per l’innovazione sportiva “el Anillo” a Guijo de Granadilla (Cáceres), il centro per il canotaggio ad Alange (Badajoz). Secondo il presidente della giuria, l’architetto Mario Botta, le opere presentate da José Maria Sanchez Garcia “testimoniano la maturità di un architetto, nemmeno quarantenne, capace di confrontarsi con eguale rigore e precisione con programmi e contesti diversi, dalla riqualificazione del patrimonio archeologico nel tessuto urbano all’insediamento di strutture sportive in un paesaggio antropizzato di forte impatto. I suoi interventi si traducono in un gesto misurato e potente al tempo stesso, scevro da compiacimenti formali, che ordina e configura un luogo, evidenziandone le qualità specifiche. La riduzione formale operata dall’architetto è accompagnata da una grande sensibilità nell’interpretazione del sito, con cui instaura un dialogo fecondo. Una vittoria conseguita” ha inoltre rilevato Mario Botta “a fronte di una concorrenza di notevole livello, rappresentativa di un ampio spettro di contesti operativi e orientamenti diversi: un dato di fatto che conferma la validità del criterio di selezione, fondato sulle segnalazioni degli advisors, e il carattere veramente internazionale del premio”.


Sistemazione dell’area del Tempio di Diana

Mérida (Spagna), 2005-2008

Continua a leggere

Il progetto, esito di un concorso, si propone di riqualificare l’area del Tempio di Diana, elemento centrale del foro della città romana. Intervenire in un sito dalla valenza storica e archeologica tanto pregnante pone una sfida e richiede di lavorare, sin dall’inizio, con le preesistenze recenti e di epoca romana, che abbiamo ritenuto ancora valide benché non del tutto riconoscibili. L’opera risponde dunque alle sollecitazioni di due periodi storici separati da duemila anni e definisce uno spazio che, sin dall’antichità, ha fatto da cornice al Tempio di Diana. Viceversa, ricorrendo a un linguaggio formale contemporaneo, abbiamo integrato in quel medesimo spazio le istanze sociali e culturali attuali, per ravvivare il centro civico e aprirlo a usi diversi.
Con un gruppo di archeologi sono state definite le regole di intervento e le linee guida per sviluppare la sintassi del progetto, elaborando una strategia in grado di risolvere le irregolarità del sito e le modifiche imposte da quanto sarebbe emerso durante gli scavi archeologici, e creando un sistema aperto e passibile di sviluppo nel corso del tempo. Per riportare alla luce il centro romano si è voluto ripristinare il vuoto originario, rispettando gli elementi principali dell’antico spazio sacro: il tempio, i due bacini ai suoi lati e il criptoportico, ora integrati nella piazza. Il progetto viene risolto mediante un volume perimetrale, dalla sezione a L, che definisce i margini della città, liberando una grande piazza attorno al tempio. Questa particolare sezione deriva dall’unione tra una piattaforma e uno schermo verticale. La piattaforma è situata a un’altezza prossima a quella dello stilobate del tempio e consente di stabilire una relazione visuale inedita tra visitatore e monumento, mentre lo schermo strutturale inquadra e mette in risalto il tempio. Lo spazio tra il volume perimetrale e la città è colmato da una serie di corpi che potranno accogliere diverse funzioni.
Più che di un edificio, si tratta di una piattaforma sollevata da terra, una struttura in grado di generare una nuova stratificazione urbana densa di funzioni e dispensare ombra alla piazza. La struttura non lavora per elementi isolati: lo sforzo della piattaforma, che presenta un aggetto di 5 m, è bilanciato dal peso dei corpi che la collegano al muro perimetrale. Per rispettare quanto più possibile i resti archeologici, il numero delle colonne è ridotto allo stretto necessario e le fondazioni sono costituite da micro-palafitte. L’elemento perimetrale richiama, nella sua materializzazione, una pietra artificiale ed è eseguito in cemento armato bianco, dalla tonalità simile a quella del granito utilizzato per lo stilobate del tempio. La sua esecuzione, il disegno dei casseri e il dosaggio degli inerti sono stati calibrati attentamente. La piazza è ricoperta di terra, come lo era in origine.

Sistemazione dell’area del Tempio di Diana. © Foto di Enrico Cano

Sistemazione dell’area del Tempio di Diana. © Foto di Enrico Cano

Sistemazione dell’area del Tempio di Diana. © Foto di Enrico Cano

Sistemazione dell’area del Tempio di Diana. © Foto di Enrico Cano

Sistemazione dell’area del Tempio di Diana. © Foto di Enrico Cano

Sistemazione dell’area del Tempio di Diana. © Foto di Enrico Cano

Tempio_di_Diana-Assonometria_esplosa

Tempio-di-Diana-Sezione_costruttiva

Sistemazione dell’area del Tempio di Diana / © Video di Daniele Marucci

José Maria racconta il Tempio di Diana / © Video di Daniele Marucci


Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”

Guijo de Granadilla, Cáceres (Spagna), 2008-2009

Continua a leggere

L’edificio, esito di un concorso internazionale, è destinato a un centro per l’innovazione tecnologica delle attività sportive praticate nella natura e sorge in una penisola fittamente alberata sul lago artificiale Gabriel y Galán, nella regione di Cáceres. L’integrazione nel sito è conseguita attraverso due strategie, fondate sulla scala e sulla materializzazione dell’opera. Il programma funzionale, che raggiunge una superficie complessiva di circa 6000 m2, è stato distribuito in una struttura circolare di 630 m di circonferenza. Questo fa sì che dell’edificio si abbia sempre una percezione parziale: e benché ciascun frammento sia rappresentativo dell’intera opera, quest’ultima può essere colta nel suo insieme solo dall’alto. La vastità della scala diluisce nel paesaggio la presenza dell’edificio che, per la sua particolare materializzazione, ottenuta con un sistema di assemblaggio a secco, si manifesta come una sorta di oggetto tecnico, instaurando con il contesto un dialogo fondato sul contrasto. L’edificio non altera la topografia naturale e riduce al minimo i punti di contatto con il suolo. La varietà e la complessità del rapporto spaziale instaurato con la topografia esistente, generato dalla relazione mutevole tra la quota di riferimento uniforme e il rilievo del terreno, rafforza da un lato il carattere “estraneo” dell’edificio, evidenziando d’altro canto le peculiarità del sito.
L’intero programma funzionale trova spazio in una singola struttura larga 7 m, che grazie alla sua geometria circolare consente di accostarsi quanto più possibile alla riva. Il programma è distribuito in singoli moduli, separati da spazi aperti che scandiscono il prospetto con cadenza irregolare e garantiscono la distribuzione orizzontale e verticale. Gli ambienti di lavoro sono affacciati verso la riva e si appropriano del terreno adiacente. Gli accessi autonomi consentono di sviluppare attività sportive indipendenti, generando al contempo una trama di relazioni diagonali che rendono superflua una distribuzione interna all’edificio: è la stessa forma circolare che organizza e struttura il programma funzionale. L’intera costruzione è basata su profili metallici standardizzati e prefabbricati, non diversamente da quanto accade nelle fattorie e nelle piccole manifatture locali. Gli elementi metallici sono stati trasportati in situ alla stregua di giganteschi pezzi di meccano e assemblati rapidamente, ciò ha consentito di realizzare l’opera in soli sei mesi. Grazie alle sue vaste dimensioni, l’impianto circolare è costituito da elementi rettilinei, senza alcuna componente curva. I pannelli di rivestimento di acciaio inossidabile, disposti in pianta secondo un profilo a denti di sega, conferiscono all’opera la mutevolezza di un camaleonte, modificandone l’aspetto al variare delle condizioni di luce e accendendo i prospetti di bagliori, riflessi, delicate sfumature di colore.

Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”. © Foto di Enrico Cano

Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”. © Foto di Enrico Cano

Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”. © Foto di Enrico Cano

Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”. © Foto di Enrico Cano

Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”. © Foto di Enrico Cano

Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo”. © Foto di Enrico Cano

El_Anillo-Assonometria_costruttiva

El_Anillo-Pianta

Centro per l’innovazione sportiva “el Anillo” / © Video di Daniele Marucci

José Maria racconta “el Anillo” / © Video di Daniele Marucci

“el Anillo” / © Video di Daniele Marucci


Centro di canottaggio

Alange (Spagna), 2008-2010

Continua a leggere

Il Centro di canottaggio è situato ai margini del bacino idrico di Alange ed è configurato come un largo basamento di cemento armato, coronato da un padiglione vetrato formato dai tralicci metallici ai quali è appesa la copertura dell’ambiente principale ricavato nel basamento: uno spazio aperto e d’uso flessibile di 21 x 21 m.
Uno dei principali obiettivi del progetto è stato di rispettare il paesaggio circostante. L’altezza dell’edificio viene controllata incavandolo nel terreno, così da non interrompere il rapporto visivo tra il villaggio e lo specchio d’acqua. La forma del basamento deriva dal perimetro del lotto e dalle prescrizioni edili, che determinano una pianta irregolare. Al centro si trova l’ambiente principale, una sorta di piazza coperta, le cui dimensioni sono definite dal raggio di curvatura necessario per manovrare le canoe. Si tratta di uno spazio polivalente che può ospitare attività didattiche, sedute di allenamento, eventi pubblici. Gli ambienti secondari previsti dal programma (i dormitori, la palestra, gli spogliatoi e gli uffici) sono invece collocati negli spazi residuali tra la hall principale e il perimetro irregolare del basamento.
La sezione trae partito dal declivio esistente e consente di ricavare due ingressi separati: quello principale avviene dall’alto, attraverso una rampa, mentre quello secondario, destinato alle imbarcazioni, è praticato nel basamento. Una grande apertura consente alla luce di penetrare nel ventre dell’edificio e accoglie la leggera rampa, appesa ai tralicci, che collega la terrazza alla quota inferiore, diventandone l’elemento centrale.
L’intera costruzione è basata su profili metallici prefabbricati e standardizzati, analoghi a quelli impiegati nelle fattorie e nelle piccole manifatture locali. La stessa struttura caratterizza l’edificio come una sorta di leggero fabbricato industriale che manifesta le attività ospitate. I materiali sono assemblati semplicemente, lasciati a vista e risolti con dettagli che enfatizzano il carattere di oggetto tecnico. La trasparenza della struttura consente di trasformare il piano d’ingresso in un vasto padiglione ombreggiato. La seduta perimetrale incavata nel basamento rende superfluo il parapetto, lasciando libera la vista sul paesaggio e sullo spettacolo delle gare di canottaggio.

Centro di canottaggio. © Foto di Enrico Cano

Centro di canottaggio. © Foto di Enrico Cano

Centro di canottaggio. © Foto di Enrico Cano

Centro di canottaggio. © Foto di Enrico Cano

Centro di canottaggio. © Foto di Enrico Cano

Centro di canottaggio. © Foto di Enrico Cano

Rowing-Centre-Assonometria_esplosa

Centro di canottaggio / © Video di Daniele Marucci

José Maria racconta il Centro di canottaggio / © Video di Daniele Marucci

Oops! It appears that you have JavaScript disabled. In order to see this page as it is meant to appear, please re-enable JavaScript!